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Sette fatti per comprendere la migrazione: sfatare i miti e guardare ai dati
Il dibattito sulla migrazione è spesso dominato da narrazioni sensazionalistiche. Per contribuire a una discussione più equilibrata e basata sui fatti, la Commissione europea presenta sette dati chiave che aiutano a inquadrare il fenomeno migratorio nell'Unione Europea.
1. La percezione è distorta: gli europei sovrastimano il numero di migranti.
Spesso si pensa che la quota di migranti nella popolazione sia molto più alta di quanto non sia in realtà. Sebbene in media gli europei credano che i non-cittadini dell'UE costituiscano il 16% della popolazione, i dati Eurostat 2024 mostrano che la cifra reale è inferiore al 7% (29 milioni di persone su 448 milioni totali).
2. Gli arrivi irregolari sono in calo.
Grazie a una maggiore cooperazione tra l'UE e i paesi partner, gli attraversamenti irregolari delle frontiere esterne sono diminuiti. Nel 2024, Frontex ha registrato 239.000 attraversamenti irregolari, con un calo del 25% rispetto al 2023. Questo risultato è legato anche agli sforzi per smantellare le reti di trafficanti di esseri umani.
3. La migrazione legale supera di gran lunga quella irregolare.
La maggior parte delle persone che arrivano in Europa lo fa attraverso canali legali come il lavoro, lo studio o il ricongiungimento familiare. Nel 2023, oltre 3,9 milioni di cittadini non-UE hanno ottenuto il permesso di vivere e lavorare in Europa, un numero significativamente superiore rispetto agli arrivi irregolari.
4. I migranti contribuiscono a colmare la carenza di manodopera.
L'UE affronta una crescente carenza di lavoratori in settori chiave come l'edilizia, l'agricoltura, la sanità e la ristorazione. I lavoratori migranti ricoprono spesso impieghi che gli europei non possono o non vogliono svolgere, contribuendo in modo cruciale all'economia e al mantenimento di servizi essenziali.
5. I diritti fondamentali sono al centro delle politiche migratorie.
La politica migratoria dell'UE si basa sul rispetto dei diritti umani, sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione di Ginevra del 1951. Il nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo rafforza ulteriormente queste garanzie, introducendo tutele per i richiedenti asilo e monitorando le condizioni di accoglienza.
6. L'integrazione è un processo a due vie.
Secondo l'Eurobarometro, la maggioranza degli europei ritiene che l'integrazione sia una responsabilità condivisa tra i nuovi arrivati e la società ospitante. Imparare la lingua locale, contribuire al sistema sociale e rispettare le norme del paese sono considerati i fattori più importanti per una buona integrazione.
7. I rifugiati ucraini contribuiscono all'economia.
Oltre quattro milioni di rifugiati ucraini in Europa hanno trovato lavoro o avviato attività, contribuendo ai bilanci pubblici con tasse e contributi sociali. In paesi come la Polonia e la Repubblica Ceca, i dati mostrano che il loro contributo economico è già significativo e in crescita, superando spesso il costo del supporto ricevuto.
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